Rumore: il 20% degli europei esposto a livelli dannosi

A cura della Redazione

Non sono rincuoranti i numeri pubblicati dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), che mostrano gli effetti registrati sulla popolazione e confermano le difficoltà dei paesi UE a ridurre i livelli di rumore entro gli obiettivi per il 2030. I motivi per cui dovremmo occuparci di inquinamento acustico sono vari; vediamo quindi le principali evidenze del report AEA pubblicato il 24 giugno 2025.

I trasporti, i principali responsabili

Più di 110 milioni di persone che vivono in Europa, oltre il 20% della popolazione, sono esposte a lungo termine a livelli di rumore dannosi per la salute, ovvero, secondo la direttiva sul rumore ambientale (END), pari o superiori ai 55 decibel nelle ore diurne e 50 dB nelle ore notturne. Questi livelli sono imputabili fondamentalmente ai mezzi di trasporto, in particolare i veicoli su strada. I numeri della popolazione esposta a livelli dannosi di rumore sono importanti:

  • 92 milioni di persone per il traffico stradale;
  • 18 milioni di persone per il trasporto ferroviario;
  • 2,6 milioni di persone per aerei e aeroporti.

Il piano dell’Unione Europea “Inquinamento zero” prevederebbe una riduzione della popolazione esposta a rumore elevato del 30% entro il 2030, ma dal 2017 al 2022 il calo è stato solo del 3% e le stime più recenti vedono l’obiettivo ancora molto lontano.

L’impatto del rumore

Si potrebbe pensare, erroneamente, che l’esposizione possa causare solo fastidio o ipoacusia nei casi più gravi.

In realtà, l’esposizione cronica a livelli di rumore superiori a quelli previsti dalle direttive europee può causare altre patologie, anche molto gravi. Stress e disturbi del sonno sono i problemi più diffusi, che cronicizzati possono condurre a patologie più gravi, come depressione, problematiche legate al sistema cardiovascolare o metabolico.

La presenza di alti livelli di rumore scoraggia le persone a spostarsi a piedi o in bici e ad effettuare attività fisica all’aperto.

Si stima che circa 66.000 morti premature in Europa siano in qualche molto legate all’esposizione all’inquinamento acustico, come anche 50.000 nuovi casi di malattie cardiovascolari e 22.000 nuovi casi di diabete di tipo 2.

Bambini e adolescenti sono particolati vulnerabili all’esposizione al rumore, che sono soggetti a disfunzioni cognitive, problemi comportamentali e obesità.

L’impatto sulla salute si traduce anche in un costo sui bilanci dei sistemi sanitari nazionali, con una spesa complessiva di almeno 96,6 miliardi di euro l’anno, circa lo 0,6% del PIL.

L’inquinamento acustico ha effetti dannosi anche sulla fauna selvatica e sulla biodiversità, sia terreste che acquatica.

Le possibili soluzioni

Il report AEA esplora anche i possibili scenari futuri e le soluzioni. Migliorare l’accesso e incrementare le zone silenziose e le aree verdi può avere un impatto sulla salute delle persone anche per aspetti che vanno oltre l’inquinamento acustico cittadino.

Il traffico aereo potrebbe essere l’unico fattore a raggiungere gli obiettivi di riduzione per il 2030, con la progressiva sostituzione delle flotte con velivoli più silenziosi e con il miglioramento delle manovre di decollo e atterraggio.

Per le ferrovie, migliorare le tecnologie utilizzate e gli interventi di manutenzione è attualmente la soluzione preferita, considerando che si ipotizza un potenziamento della rete ferroviaria nei prossimi anni per contrastare le emissioni in atmosfera del trasporto su strada.

Per quanto concerne il traffico stradale, che, come abbiamo detto, rappresenta il contributo maggiore all’inquinamento acustico, è auspicabile l’adozione di diverse soluzioni, come:

  • potenziare il monitoraggio;
  • identificare i veicoli più impattanti e prevedere interventi mirati su questi;
  • promuove l’utilizzo di pneumatici a bassa rumorosità;
  • ridurre i limiti di velocità.

Conclusioni

L’inquinamento acustico ha un impatto non trascurabile sulla salute delle persone, la biodiversità e l’ambiente e sui bilanci dei paesi dell’Unione. Viene considerato, infatti, la terza peggiore minaccia ambientale in Europa, dopo l’inquinamento dell’aria e l’emergenza climatica. Gli obiettivi UE restano sfidanti, ma intervenire è possibile e necessario.

In allegato trovate il report dell’Agenzia europea per l’ambiente in lingua inglese.

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